domenica 29 settembre 2013

Vi invitiamo sulla Rete delle reti femminili e sui blog della Politica femminile

Un anno e mezzo è trascorso dalla nascita di questo blog-laboratorio. Da mesi ormai il portale della rete delle reti è pronto e attivo. Qui le istruzioni per il suo utilizzo.

Ed è nata anche una rete-blog della politica femminile: strumento innovativo per la comunicazione delle donne, in quanto  organizzato in modo totalmente orizzontale. 
NON esiste, infatti, una "redazione" o una direttrice che seleziona i pezzi da pubblicare: la redazione siamo noi e tutte voi che vorrete partecipare. Tutte le donne impegnate a vario titolo nei rispettivi territori (in politica, nel sociale, nella cultura, nell'educazione..) possono entrare come autrici e scrivervi liberamente. Per essere invitate scrivete a politicafemminile@gmail.com

Questo blog è stato un punto di riferimento importante e resterà qui: come testimonianza del pensiero e dello sforzo collettivo da cui tutto il progetto di una rete come contenitore davvero inclusivo ha preso forma

Ma per il futuro vi invitiamo su tutti i nuovi spazi che la rete delle reti mette a disposizione di tutt*, e dei quali qui vi riepiloghiamo i link:

Twitter
qui, nella colonna di sinistra, troverete anche tutti i link per arrivare ai diversi blog regionali.

E attenzione • il progetto resta in corso: è un work in progress potenzialmente all'infinito.. grazie se vorrete partecipare! Grazie per averci visitate, grazie per le visite che ci farete e per i vostri contributi. 
Da parte nostra non ci stancheremo di ripetere il mantra che ci ispira e ci unisce: facciamo rete! 

)

martedì 2 luglio 2013

Sulle pari opportunità chiediamo al premier un passo in più: vogliamo una vera ministra

Al Presidente del Consiglio, Enrico Letta
e alla Vice Ministra con delega alle Pari Opportunita, Cecilia Guerra
e per conoscenza
a tutte le Ministre e alle elette in Parlamento  

Dando il benvenuto alla  nuova delegata alle Pari Opportunità, desideriamo sottoporre al Presidente del Consiglio alcune riflessioni.
Per fare veri progressi sappiamo bene quanto sia importante che saperi, esperienze, pratiche trovino le espressioni e i modi per un confronto utile e condiviso. Tra e con le donne. E’ questa la strada innovativa che, ricercata e intrapresa dal ministero delle Pari opportunità di Josefa Idem, le donne e le tante associazioni hanno apprezzato dopo anni di deludenti politiche di pari opportunità.
Non abbiamo motivo di dubitare che la nuova delegata saprà tessere relazioni altrettanto significative nel rispondere alle richieste che vengono dal mondo delle donne (e da chi reclama pari opportunità reali), alla ricerca delle soluzioni migliori. Questo ci auguriamo.

Esprimiamo tuttavia disappunto per il fatto che il Presidente del Consiglio, nella lettera al Corriere della Sera (rispondendo alle preoccupazioni già espresse da moltissime donne e associazioni), abbia ricalcato il metodo, tutto maschile, storicamente proprio a partiti e istituzioni: spiegare a chi dissente che non ha capito - o che ha frainteso (benché si possano scegliere le parole migliori e più educate per farlo, come Letta dimostra).
In questo caso, il Premier si è premurato di spiegare che chi governa ha ben chiaro di cosa le donne hanno bisogno, farà dunque il meglio per loro, spiegandoci perché dobbiamo apprezzare.

Ma, per veri cambiamenti, questo metodo non è più accettabile, per tutte e per tutti: va sradicato dalle pratiche istituzionali e politiche perché privo di relazione e di riconoscimento del valore di quanto già stato fatto e della differenza. Differenza che noi vogliamo portare al governo del Paese, nei luoghi dove si decide per tutti, anche per noi.

Si può discutere sulle forme ma quello di cui abbiamo bisogno è un Ministero con poteri reali e forti. In molte abbiamo dubbi, anche in base all’esperienza, sull’efficacia di un Ministero delle Pari opportunità, riguardo a come fin qui abbiamo visto esercitare la delega alle Pari Opportunita (ricordiamo, infatti, che un vero Ministero dedicato ai diritti delle donne l’Italia non l’ha mai avuto). Alcune guardano con favore alla scelta francese, cioè un ministero che valuta preventivamente tutti gli atti degli altri dicasteri (per vagliare ed eventualmente correggere, progetti e proposte in base a rigorose valutazioni di impatto di genere); altre al metodo dei Paesi scandinavi.
Certo si possono e si devono considerare strade nuove.

Ma senza relazioni paritarie, rispettose delle esperienze già fatte e delle differenze, questo non sarà possibile.
Abbiamo bisogno di superare i metodi impositivi della politica maschile tradizionale; in caso contrario il significato delle parole, incluse quelle del premier Letta, continuerà a venire svuotato da comportamenti dirigisti ormai obsoleti.

Si tratta, con coraggio, di fare un passo in più, nominando una ministra che potrà essere anche la stessa Cecilia Guerra, apprezzata da tutte noi per le sue capacità e competenze.

Certe che il Presidente del Consiglio vorrà tener conto di questi spunti, nel frattempo con stima rivolgiamo alla Vice Ministra Cecilia Guerra i nostri più sentiti saluti e auguri di buon lavoro.

2 Luglio 2013 • le prime firmatarie:
ABA Associazione Anoressia Bulimia
Amiche di ABCD
Assolei
Matilde Baroni/fisica e scrittrice
Luisa Betti/Giornalista - blog Antiviolenza
Marina Calloni/Filosofa politica e sociale - Univ. Milano-Bicocca
Laura Cima/Laboratorio Politico Torino 
Sabina Ciuffini/Unaqualunque
Corrente Rosa
Caterina della Torre/Dols
Noemi Di Gioia /giornalista e scrittrice
Donne che si sono stese sui libri e non..
Donne della realtà
Donne e informazione
Donne inQuota
Donne ultraviolette
Donne per Milano
Maria Pia Ercolini/Toponomastica femminile
FimminaTv
Gio (osservatorio studi di genere delle 4 università romane)
inGenere
Emanuela Irace
Le nostre figlie non sono in vendita
Liberadonna
L'Oro delle Donne
Lorella Zanardo/il Corpo delle Donne
Marea
Noi Donne 2005
Parimerito
Power & Gender
Radio delle Donne
Rete Donne per la Rivoluzione Gentile
Rete per la Parità
Barbara Spinelli/Giuristi Democratici
Tavola delle donne sulla violenza e sulla sicurezza nella città
TerradiLei 

lunedì 3 giugno 2013

Sesso o stupro? Direttore rispondi!

Sul servizio delle Iene "Sesso o stupro": questa non è informazione, ma violenza. Le donne scrivono al direttore di rete esigendo le scuse.

Al Direttore di rete Luca Tiraboschi
E, per conoscenza: Redazione di Le Iene • 
SLC - Sindacato dei Lavoratori della Comunicazione; al segretario Francesco Aufieri

Egregio Direttore,
ultimamente un notissimo programma di intrattenimento e informazione di Italia1, Le Iene, reso molto popolare da servizi di denuncia che portano alla luce episodi di ingiustizie, truffe e corruzione, si è reso (inaspettatamente) portatore di contenuti fuorvianti e pericolosi riguardo alla percezione del tragico fenomeno della violenza di genere. Al punto di raccogliere l’idea, sostenuta da alcuni, che le denunce presentate dalle donne contro violenze sessuali e domestiche, o atti di pedofilia, sarebbe in gran parte “falsa”, addirittura indotta da un presunto malcostume femminile di denunciare “falsi abusi” al puro scopo di fare dispetti a persone di sesso maschile o di ricattare i rispettivi compagni. 

Un’idea rivoltante, che nessun riscontro ha nella realtà, e che comporta il gravissimo pericolo di alzare ulteriormente il tasso di misoginia in un paese che vanta già un tristissimo primato nel continuo susseguirsi di femminicidi.

Un’idea che fa capolino anche in un servizio dall’eloquente titolo “Sesso, o stupro?” presentato nella puntata del 2 giugno [vedi anche questo post], in cui si mette in dubbio una sentenza di colpevolezza per stupro aggravato, senza alcun elemento serio. Dunque sulla base di cosa? Del parere dei due condannati.
Un servizio che ci ha profondamente indignato. I due uomini, condannati a 5 anni per stupro di gruppo e lesioni personali aggravate, hanno potuto dichiarare, davanti a milioni di persone, che la sentenza è persecutoria in quanto basata praticamente sul nulla: loro sono innocenti, in quanto adescati da una donna che ha richiesto di far sesso con loro. Cioè il quadro è esattamente lo stesso fornito eternamente dagli accusati, in tutti i processi per stupro che si rispettino: le vere vittime sono loro, mentre il colpevole è chi denuncia lo stupro. Una donna colpevole di calunnia e di avere ingiustamente devastato la loro vita di bravi ragazzi e lavoratori.
In nessun conto sono tenute le lesioni riscontrate dalla vittima al pronto soccorso: abrasioni agli arti, ecchimosi diffuse in tutto il corpo e sul volto. Secondo l’autorevole parere degli intervistati la ragazza se li è procurati nella passione di un atto consenziente: girandosi più volte nell'erba, e poi stava carponi sul terreno, è normale che avesse dei graffietti sulle ginocchia.
E perché la ragazza avrebbe deciso di affrontare un processo per stupro?
perché il giorno dopo si sarà pentita: di cosa? della sua intraprendenza sessuale, e avrà voluto dimostrare che non era colpa sua, andando così a denunciare i due sconosciuti al solo scopo di danneggiarli.
E cosa avrebbe giustificato un servizio che, oltre a colpevolizzare una vittima, infanga il lungo e paziente lavoro degli inquirenti? inesistenti risvolti oscuri.
In conclusione, il conduttore commenta la vicenda adombrando che questa sentenza non convince, e conclude dicendo: non esprimiamo giudizi, ma aspettiamo l'esito del processo di appello.
Si, anche noi. Con fiducia verso la magistratura, che non pensiamo metta in atto strategie persecutorie verso il genere maschile.

Ultimo, e non meno importante: i processi si devono fare solo nelle aule di giustizia, dove sono valutati gli elementi reali per farli. Non in tv, per giunta dando la parola ai soli accusati. Ferme tutte le garanzie costituzionali a difesa degli imputati e delle vittime, la giustizia "fai da te" suggerita in questo servizio delle Iene è inaccettabile nella tesi adombrata, e anche nel metodo, gravemente scorretto.

Il programma e i responsabili di rete si devono scusare, e sconfessare senza reticenze simili contenuti e la filosofia che vi è sottesa. Noi, invitando a una maggiore vigilanza nella qualità dei messaggi, e negli esiti che possono avere, chiediamo le scuse formali.
3 giugno 2013

E riguardo agli esiti, partiamo dalla melma disgustosa degli echi successivi alla puntata: ad esempio  un post (fra i tanti), che sottolinea come la vita dei poveri ragazzi sia stata rovinata (certo, sig. Jacopo Franchi, chi commette reati, e poi viene scoperto, rovina la vita anche a sè stesso, non solo agli altri. Non lo sapeva?). Alludendo al fatto che i "ragazzi" (ma sarebbe meglio chiamarli gli stupratori condannati dopo un regolare processo), hanno senz'altro ragione. E cosa lo dimostra? il fatto che la ragazza non si sia prestata alla farsa di andare in tv, a rifare un processo sulla base delle opinioni dei 2 accusati, alla faccia di tutte le prove raccolte e vagliate in un regolare processo. Tutto questo rende la faccenda talmente disgustosa che sembra di essere in un brutto film. Invece, è tutto vero.
Se siete daccordo a chiedere conto ai responsabili, scrivete a: redazioneiene@mediaset.it e segreteria.nazionale@slc.cgil.it 

giovedì 9 maggio 2013

Il gioco del target della ex che quando viene colpita sanguina

Voi che vivete nell’amicizia per le vostre donne,
voi che amate riamati le vostre figlie, e sorelle, e mogli.
Considerate se questo è un uomo 
che sguazza nel fango del disprezzo
che non riconosce pace
che umilia, terrorizza e stupra
che gioca a uccidere le donne
che uccide per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
che è un giocattolo nelle mani di un incivile:
senza diritto di scelta
senza più cognizione di volontà
vuoti gli occhi e freddo il cuore
come una notte d'inverno.

Meditate che dire NO è vostro compito:
vi comando queste parole.

Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa andando per via,
coricandovi e alzandovi;
ripetetelele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.

Il gioco del target della ex che quando viene colpita sanguina 

Solo dopo una poderosa raccolta di firme Amazon ha ritirato questo patologico oggetto dalla vendita. Resta però reperibile presso numerosi altri psicopatici. La petizione è ancora aperta: potete firmare QUI)

sabato 20 aprile 2013

Sabrina e Cosima: ergastolo + 6 mesi di isolamento + risarcimenti e molte altre cose

Premetto che qui nessuno è favorevole né a ergastolo né a pena di morte. Premetto che sappiamo molto, molto bene che i rimedi a certi crimini sono ben altri, partono dall'educazione e dalla cultura, e che la galera non deve essere (solo) punitiva, e mai vendicativa: dovrebbe invece dare, insieme alla pena, le condizioni di un riscatto. Premesso quanto sopra, non esiste pena abbastanza dura che possa equilibrare l'assassinio di Sara Scazzi e tutti gli altri eccidi di ragazze e donne inermi - come di qualunque essere innocente. 
Dunque dovremmo felicitarci per la durissima pena inflitta oggi a Sabrina e Cosima Scazzi, riconosciute colpevoli. Invece non ci riusciamo, per le ragioni dette sopra. Il gatto si morde la coda. 
Ma qualunque sia la valutazione sull'entità di questa pena, una cosa strana non ci sfugge: normalmente l'assassinio di una donna viene liquidato con pene molto più miti.. non è strano? 
E non siamo certo le prime a notarlo. Prendiamo solo qualcuno a caso... dal sig. Ilario Ballestra, condannato a 4 anni, ai 9 anni di Luciano Ugolotti, fino ai 12 inflitti a Michele Nacarelli.
Fino ai ben 22 anni comminati al portiere del Flamengo per aver ammazzato la sua ragazza - dopo averla torturata - e averla data in pasto ai cani.. ma lì siamo in Brasile, non conta. Torniamo in Italia: dove - per dire - Luigi Faccetti è stato condannato addirittura a 30 anni! per aver trucidato con 66 coltellate la ragazza che voleva lasciarlo: ma era già la seconda volta, la prima le coltellate erano 14 e lei era sopravvissuta. Inutile andare avanti; troppo triste e dà la nausea.
Ma, senza esprimere nessuna valutazione sulla condanna in sè, una cosa la possiamo dire: alle orrende streghe accecate dall'invidia (mica poveri uomini accecati dalla gelosia!) una condanna doppia rispetto alla media inflitta agli altri uccisori di donne. 
Cosa le abbia "accecate" davvero, al punto di giungere all'assassinio di quella piccola... non spetta a noi dirlo. Follia? cattiveria? invidia? 
Qualunque cosa sia stata, le due donne non hanno potuto contare sull'attenuante di essere uomini.

mercoledì 3 aprile 2013

Contro la violenza: un concorso di idee

L'AIED di Roma promuove azioni concrete per combattere la violenza contro le donne: il concorso di idee #NoViolenza #Donne che si rivolge a ragazzi e ragazze fra i 18 e i 29 anni. 

Hai meno di 30 anni e avresti un'idea che ti piacerebbe realizzare?  partecipa e coinvolgi i tuoi amici perché la supportino!  
Tutti sono invitati a proporre un’idea che ritengono utile a combattere concretamente le diverse forme di violenza. Per partecipare compila e invia, entro il 5 maggio! il modulo che trovi QUI.
QUI trovi il regolamento.
Tra i progetti inviati (che verranno poi votati dalla comunità online e da un Comitato) le 5 migliori proposte saranno presentate al Convegno conclusivo, il 24 maggio 2013.

Il vincitore del contest riceverà un premio del valore totale di 10.000 €: 3.000 € in denaro e 7.000 € in servizi di supporto alla definizione e all’avvio del progetto, che verranno erogati per i primi 3 mesi che seguono l’evento.


lunedì 11 marzo 2013

Carta di Milano per il rispetto dei bambini e delle bambine nella comunicazione

Il sito con il modulo per firmare la Carta di Milano si trova QUI, insieme al preambolo e all'introduzione. Se comprendi l'importanza di questa iniziativa, promossa da Terre des Hommes.. firma e fai firmare. Di seguito i 10 punti della Carta:
1. Le bambine e i bambini non sono oggetti bensì soggetti attivi, con la loro dignità, i loro gusti, speranze, sensibilità, idee e valori di cui si arricchiscono e che con loro si rafforzano. Hanno diritti inalienabili e doveri. La rappresentazione delle bambine e dei bambini dovrebbe sempre tenere conto di questa grande ricchezza coinvolgendoli in modo attivo e coerente con gli obiettivi di comunicazione ed evitando l’uso meramente ostensivo, sensazionalistico e artificioso della loro immagine.

2. I bambini e le bambine sono tali indipendentemente dal colore della loro pelle, dalla provenienza etnica, dalla loro fede religiosa e dalla loro condizione sociale. La comunicazione deve saper raccontare tutte le diversità etniche, religiose, sociali e geografiche evitando stereotipi e messaggi discriminatori.

3. La comunicazione deve tenere conto delle differenti età dei bambini e delle bambine coinvolti rispettandone la naturale evoluzione. Non bisogna rappresentarli in comportamenti, atteggiamenti e pose inadeguati alla loro età e comunque non corrispondenti al loro sviluppo psichico, fisico ed emotivo. Ogni precoce erotizzazione dei bambini e delle bambine va bandita dalla comunicazione.

4. La comunicazione dovrebbe rappresentare le bambine e i bambini in maniera veritiera, rifuggendo da ogni idealizzazione, buonismo o pietismo e bandendo, nel contempo, ogni promozione o incitamento di comportamenti devianti o violenti. La comunicazione dovrebbe rispettare la fantasia, la creatività e la curiosità dei bambini e delle bambine, così come quel delicato mondo di relazioni e interazioni in cui vivono ogni giorno.

5. I bambini e le bambine non devono essere rappresentati attraverso la raffigurazione adultizzata di stati d’animo negativi quali noia, depressione, rabbia, paura, o insoddisfazione che mirano solo a una loro strumentalizzazione a fini commerciali. Quando questi sentimenti negativi vengono rappresentati, lo devono essere secondo una modalità coerente, autenticamente corrispondente al significato che essi hanno per i bambini.

6. I bambini sono bambini. Sono femmine e sono maschi, con lo stesso diritto a essere rispettati come persone a tutto tondo. La comunicazione non deve rappresentare il genere in categorie fisse, esaltando attributi di virilità e forza, da un lato, di dolcezza e remissività dall’altro. La comunicazione non deve presentare continuamente i bambini e le bambine in attività convenzionalmente destinate a uomini o a donne, rafforzando le discriminazioni di genere.

7. Le bambine e i bambini hanno bisogno di punti di riferimento forti che trovano soprattutto nei loro familiari e nelle figure affettive a loro più vicine ovvero in chiunque si prenda cura del loro benessere psico-fisico. La comunicazione non dovrebbe sminuire nessuna di queste figure, togliendo ai bambini, specie i più piccoli, la fiducia nelle persone che sono fondamentali per il loro sviluppo psicologico, fisico e per la loro educazione.

8. La fragilità dei bambini e delle bambine e il loro bisogno di protezione non devono essere strumentalizzati per indurre negli adulti senso di colpa, inadeguatezza o allarmismo.

9. La rappresentazione di bambini e bambine affetti da patologie non deve ricorrere a immagini, descrizioni o discorsi che possano ledere la loro dignità.

10. Il benessere delle bambine e dei bambini è prezioso e la loro alimentazione è fondamentale perché possano crescere in modo sano ed equilibrato. La comunicazione dovrebbe promuovere un corretto stile di vita fisico e alimentare, cercando di rafforzare comportamenti che salvaguardino il benessere presente e futuro dei bambini.

domenica 10 marzo 2013

Legge 194: cosa vogliono le donne. Il Manifesto

Al convegno sulla legge 194 tenutosi oggi a Milano è stato presentato questo manifesto che sottoponiamo a tutt*, con preghiera di diffondere per la raccolta di adesioni.
PREAMBOLO
La legge 194/1978 che disciplina in Italia l’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) compirà 35 anni il prossimo 22 maggio. Quasi 4 decenni dopo quel passaggio storico per il nostro Paese, vediamo tradito il suo senso, snaturata la sua applicazione e temiamo per il suo futuro.
Partendo dal punto di vista delle donne e utilizzando le diverse competenze di cui siamo portatrici, abbiamo scritto questo Manifesto rivolto agli attori politici e sociali, al movimento delle donne di cui siamo partecipi e alla società tutta. Questo manifesto contiene alcune proposte concrete per assicurare alla legge 194/78  un futuro migliore di questo problematico presente.

L'APPELLO
Ci siamo chieste che cosa vogliono le donne che scelgono di interrompere una gravidanza e lo abbiamo sintetizzato in alcune parole chiave: il rispetto della propria scelta, una corretta accoglienza e la sicurezza per la propria salute. Queste parole possono non restare tali, a patto che l’obiezione di coscienza, seppur tutelata, non gravi sull’esperienza concreta di chi sceglie di interrompere una gravidanza.
Nessun ospedale pubblico o privato accreditato può sottrarsi alla applicazione della legge e tutti devono garantirla con proprio personale non obiettore.
La qualità del servizio significa: semplicità di accesso, accuratezza dell’atto medico e adeguatezza della relazione medico-paziente. Tutto ciò non si dà se l’interruzione di gravidanza (chirurgica e farmacologica) continua ad essere vissuta come la “Cenerentola” degli atti medici, un fastidioso problema per le organizzazioni sanitarie e la grande assente nel percorso formativo di medici e personale sanitario.
Occorre insomma restituirle dignità etica e scientifica.
Ed occorre, insieme, ridare ai consultori la centralità che hanno avuto in passato nel percorso di interruzione della gravidanza: accogliere la
donna, accompagnarla nella sua scelta, instaurare con lei una relazione sui temi della contraccezione.
Altri paesi europei e, in Italia, alcune regioni virtuose lo fanno già.
Non ci sono alibi, se non la mancanza di volontà politica e il deficit di laicità, perché tutto ciò che proponiamo nel nostro Manifesto non venga garantito ad ogni donna, ovunque viva nel nostro paese.
Per questo chiediamo agli attori politici, a ciascuno di loro secondo le proprie competenze, atti concreti.

LE PROPOSTE
1. Sull'obiezione di coscienza
La legge sancisce i confini del diritto all’obiezione di coscienza del personale sanitario. Confini che, nel tempo, sono stati travolti (per motivi di coscienza, ma anche di opportunità e di carriera) disattendendo i principi su cui si era fondata la loro formulazione. Essi vanno ristabiliti.

L’applicazione della legge
a) La legge non prevede un’obiezione di coscienza “di struttura”. Ogni struttura pubblica o del privato accreditato (sia essa un ospedale o un consultorio) dev’essere dunque obbligata ad applicare la legge. Solo a fronte di questo impegno può essere concesso l’accreditamento.
b) Le strutture pubbliche o del privato accreditato con servizi di Diagnosi prenatale devono provvedere, in caso di richiesta della donna, all’interruzione di gravidanza oltre i 90 giorni di gestazione a seguito di una diagnosi di anomalia fetale (aborto terapeutico), assicurando in tal modo la continuità assistenziale raccomandata in tutte le linee guida nazionali (Ministero della salute) e internazionali (OMS).
c) Non è previsto l’esercizio dell’obiezione di coscienza per la prescrizione e la vendita di dispositivi per la contraccezione, compresa la cosiddetta pillola del giorno dopo (che non è un farmaco abortivo).
d) Il medico ha il dovere di informare la paziente della propria scelta di obiezione e deve metterla al corrente dei suoi diritti in base alla legge vigente dandole tutte le informazioni utili (tipologia di intervento, tempi, luoghi, modalità) per accedere ai servizi che garantiscono l’applicazione della legge.
e) Il personale obiettore non è esentato dal prestare assistenza alla paziente prima e dopo l’intervento chirurgico e durante il trattamento farmacologico per l’IVG e per l’aborto terapeutico. In caso questo avvenga, il trasgressore dev’essere deferito al Consiglio di disciplina.

L’organizzazione del servizio
a) All’interno delle divisioni di Ginecologia ed Ostetricia si devono istituire Strutture Semplici dedicate all’IVG. Il personale medico necessario al funzionamento di queste strutture dev’essere assunto con concorsi o procedure appositi.
b) La mobilità del personale non obiettore tra Enti o l’utilizzo di liberi professionisti esterni per garantire la continuità di servizio deve avere carattere transitorio.
c) La contrattazione sindacale aziendale deve ottenere una modalità di organizzazione del lavoro che non penalizzi il personale dedicato al servizio di IVG (ripartizione equa dei carichi di lavoro, salvaguardia dei riposi e delle ferie) e che si avvalga del personale obiettore per quanto riguarda l’assistenza necessaria nella fase precedente e successiva all’intervento.

2. Il ruolo dei consultori e la contraccezione
a)  Si richiede alla Regione Lombardia la modifica della Deliberazione n. 2594 dell’11-12-2000 nella parte che consente ai consultori privati accreditati di non dare consulenza sull’interruzione di gravidanza.
b) I consultori (pubblici, privati accreditati e privati laici) devono assumere un ruolo centrale nel percorso dell’interruzione di gravidanza. Tocca a loro costituire una via preferenziale per predisporre l’accesso all’ospedale di riferimento della donna e garantire un incontro dopo l’intervento per una consulenza sulla contraccezione.
c) Il consultorio deve distribuire materiale informativo tradotto in varie lingue su contraccezione, prevenzione e servizi sociosanitari territoriali, e deve poter contare sulla collaborazione di mediatrici linguistico-culturali.

3. La formazione e l'accoglienza
a) L’interruzione di gravidanza viene oggi gestita come un “problema” che le strutture sanitarie affrontano affidandosi talvolta a consulenti esterni e gettonisti. Va restituita dignità scientifica ed etica all’atto medico dell’IVG, come questione che attiene alla salute e all’autodeterminazione delle donne. Occorre quindi un intervento formativo, oggi carente o assente, rivolto a futuri medici (facoltà universitarie e scuole di specializzazione) e ad altri professionisti sanitari, che preveda anche un aggiornamento sulle tecniche (incluso l’aborto farmacologico) e sulla sicurezza dell’intervento.
b) Occorre disporre negli ospedali di spazi separati per l’accoglienza e la degenza delle donne che effettuano le interruzioni di gravidanza.

4. L'I.V.G. farmacologica
La letteratura scientifica conferma che l’aborto farmacologico non richiede il ricovero ospedaliero di tre giorni. Si chiede dunque che possa essere praticato anche in regime di day hospital, come avviene in altri paesi europei e nella Regione Emilia Romagna.

5. La commissione di inchiesta sull'applicazione della legge
Da indagini informali risulta che i dati ufficiali forniti dalla relazione annuale del Ministero della Salute sulla legge 194 non riescono a fotografare lo stato reale della sua applicazione sul territorio. Chiediamo che venga costituita una commissione di inchiesta che verifichi i dati ufficiali sulle percentuali di obiezione (molti sanitari che non hanno ufficializzato l’obiezione non sono di fatto disponibili a fare IVG) e ne rilevi altri di grande interesse anche per valutazioni sul futuro della legge sul medio e lungo periodo (l'età dei non obiettori, la diffusione e le modalità  dell'aborto farmacologico).

6. La via giuridica nazionale e sovranazionale alla garanzia di servizio
a) Promozione di giudizi incentrati sulla violazione del diritto alla vita e alla salute della donna laddove l’esercizio dell’obiezione di coscienza non è bilanciato da atti che garantiscano il servizio di interruzione di gravidanza come previsto dalla legge 194.
b) Promozione di giudizi relativi al carico di lavoro che ricade sul personale sanitario non obiettore quando esso compromette l’esercizio degli altri diritti di cui il personale è titolare in forza del rapporto e/o degli incarichi di lavoro.
c) Proposizione di reclami collettivi al Comitato Europeo dei diritti sociali del Consiglio d’Europa, che riguardino i profili di contrasto rispetto alla Carta Sociale Europea in relazione alla tutela del diritto alla vita, alla salute e alla autodeterminazione della donna, nonché alla tutela dei diritti lavorativi del personale sanitario e medico non obiettore di coscienza.

Milano, 9 marzo 2013

Questo vogliono le donne; questo chiediamo di sottoscrivere e sostenere

domenica 24 febbraio 2013

One Billion Rising: ratificare subito la Convenzione di Istanbul!

Le donne che in Italia si sono coordinate per organizzare l'evento di One Billion Rising scrivono ai rappresentanti delle forze che si presentano alle elezioni:
Egregi Pierluigi Bersani, Silvio Berlusconi, Silvia Enrico, Beppe Grillo, Antonio Ingroia, Mario Monti:

il 27 settembre 2012 l'Italia ha aderito (e solo come 23° Paese!), alla Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, messa a punto a Istanbul l’11.05.2011 e ad oggi firmata da 24 Paesi.

La Convenzione, che ha come principali obiettivi la prevenzione e la repressione della violenza contro le donne, mira “a promuovere l'eliminazione delle discriminazioni per raggiungere una maggiore uguaglianza tra donne e uomini", introducendo l'aspetto innovativo di riconoscere la violenza sulle donne come una "violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione”.
Ma perché entri in vigore, è necessario che venga ratificata da almeno 10 Stati (di cui almeno 8 membri del Consiglio d'Europa), che avranno espresso il loro consenso a essere vincolati dalla Convenzione medesima. E fino ad oggi l'hanno ratificata solo Turchia, Albania e Portogallo.

Il 25 novembre 2012 la Convenzione antiviolenza NO MORE (promossa in Italia da numerose realtà impegnate da anni su questo tema), ha chiesto al Governo in carica l’immediata ratifica della Convenzione di Istanbul, ottenendo un primo via libera da parte del Consiglio dei Ministri, che però NON ha avuto alcun seguito.

Oggi, in occasione delle elezioni del 24 e 25 febbraio, il One Billion Rising Italia, anche a nome di tutte le donne e le associazioni che hanno aderito e partecipato, si unisce a NO MORE nel chiedere con forza che la Convenzione di Istanbul venga subito ratificata dall'Italia.

Il 14 febbraio 2013, la campagna One Billion Rising lanciata da Eve Ensler ha raccolto innumerevoli adesioni, non solo da parte di singoli cittadini, ma di numerosi enti e associazioni in 202 paesi. In Italia più di 200 città hanno partecipato attivamente alla campagna scendendo nelle loro piazze a testimoniare che la violenza sulle donne è un problema di tutti, che dovrebbe essere fra le priorità dell'agenda internazionale. Del resto, sappiamo che nel 2012 solo in Italia ben 127 donne sono state uccise dai loro stessi uomini, e nel resto del mondo la situazione è altrettanto drammatica.

Tutto ciò premesso e considerato, chiediamo il formale impegno di tutti i Capicoalizione e di tutte le forze politiche perché si acceleri il processo di entrata in vigore della Convenzione di Istambul:
• ove nella maggioranza eletta: garantendo la sua ratifica, entro i primi 100 giorni di Governo;
• ove nelle file dell'opposizione: impegnandosi e facendo pressioni per l’immediata ratifica da parte del Governo;
• esercitando pressione sugli altri Paesi firmatari affinché facciano altrettanto.

Firmato: tutte noi! e tutti noi... le donne, e gli uomini, che hanno danzato con One Billion Rising

mercoledì 13 febbraio 2013

La Politica Femminile: uno, dieci.. 20 blog! tanti quante le regioni italiane

Le più attente (e i più attenti) si saranno accort* della recentissima nascita di nuove voci, in rete, che parlano di politica: ma al femminile, e in questo termine sono incluse varie e diverse accezioni. Si tratta di una vera e propria rete-blog, nata in questi giorni, in vista delle prossime elezioni, sul tema "Politica femminile". Una rete-blog che si propone come nuovo strumento per offrire opportunità di comunicazione per le candidate e le politiche donne (notoriamente le più penalizzate dall'informazione politica tradizionale). Ma non solo.
E come funziona? 
Premessa doverosa, è che "donna" non basta: ce lo siamo sempre dette. La rete blog stabilisce dunque come pre-condizione il riconoscersi nei temi più propri al movimento delle donne: rispetto della Costituzione, legalità, democrazia paritaria, diritti, contrasto alla violenza, cultura ed educazione, sviluppo sostenibile, visione economica non predatoria.

Premesso questo, tutte le candidate che lo desiderano (facendone richiesta alla mail indicata nelle istruzioni), riceveranno l'accesso al proprio blog regionale di riferimento come autrici, di modo di potervi collaborare autonomamente. 
L'intento immediato è dare agli elettori e alle elettrici l'opportunità di trovare le proposte delle candidate riunite in uno spazio di confronto trasversale, collettivo e trasparente.
Ma più in generale, il progetto si ripromette di far emergere la specificità del femminile nella politica: nei metodi e nei contenuti.

Il primo blog della serie è nato sulla Regione Lombardia (moderato dal gruppo Donne per Milano), e già conta numerosi contributi. Sono poi seguiti Politica Femminile Lazio (moderato dal gruppo di Donne e Informazione), Piemonte (moderato da Laura Cima) e Liguria (moderato da Monica Lanfranco); stanno inoltre per comparire Puglia (moderato da Magda Terrevoli), Calabria e Toscana, e altri sono in preparazione.
Tutti saranno poi collegati fra loro e riepilogati in una pagina di riferimento nazionale.

Al momento le candidate invitate sono, per ogni blog regionale, quelle che si presentano alle elezioni regionali oppure che, proveniendo da quella Regione, si presentano alla Camera o al Senato. 
La rete-blog della Politica Femminile avrà tuttavia una sua funzione anche ben oltre il periodo elettorale, proprio nell'ambito degli sforzi per un vero rinnovamento della politica, dei suoi modi e dei suoi temi.

Il progetto nasce per iniziativa della Rete delle reti femminili (la piattaforma-contenitore nata proprio attraverso questo blog!) che come sapete opera secondo la filosofia del lavoro collettivo. Dunque anche l'intero progetto va visto come frutto di un lavoro collettivo (nel quale includiamo tutti i contributi delle candidate e delle politiche elette). Ogni blog regionale, tuttavia, è ovviamente seguito da un gruppo locale o da una moderatrice radicata in quel territorio. Una di loro (Laura Cima) scrive, nel suo post di esordio sul blog Liguria: 
"(...) dobbiamo tentare il cambiamento con le donne che saranno elette, soprattutto quelle che vorranno relazionarsi a noi, e che questa volta, per tante delle ragioni dette lì, sarebbe stato più facile e necessario. (...) Uno stato con le sue istituzioni da rifondare, forme di convivenza e di società da ritessere, democrazia da reiventare. Abbiamo tante competenze tra noi, perchè non formuliamo e confrontiamo ipotesi? (...) Pensare in grande, dare forma ai desideri, riportare la vita al centro. C’è da riformulare anche il nostro linguaggio, liberarlo da “mantra” che stanno diventando ripetizioni rassicuranti e ripetitive. La sfida è alta ma solo noi abbiamo qualcosa da dire di nuovo
Di questo sono convinta. Mettiamoci a lavorare insieme e crediamoci. Questo desidero e questo mi aspetto".
E questo ci aspettiamo anche noi; con l'aiuto di tutte voi. Avete amiche candidate? grazie se vorrete suggerire loro di partecipare. E grazie se ci seguirete.
Vi aspettiamo!

PS • inizialmente.. il progetto aveva esordito solo per la Lombardia: qui una breve video-intervista sul primo nato. E' grazie alla vostra propositività che si sta estendendo. Non fermatevi! Non fermiamoci. :-)

mercoledì 16 gennaio 2013

16 gennaio giornata internazionale a sostegno di Pussy Riot

Per favore, non dimenticatevi di noi. Per favore, non dimentichiamoci di loro. Per favore, non dimentichiamo le Pussy Riot. Oggi, 16 gennaio 2013, il Tribunale di Mosca deciderà se l'applicazione della pena di Maria Alyokhina potrà essere rimandata per consentirle di stare alcuni anni al fianco della sua bambina piccola. E' dunque anche una giornata internazionale di mobilitazione in suo sostegno e in difesa di tutto il movimento delle Pussy Riot. In diverse città del mondo sono previsti eventi, inclusa Milano, dove l'associazione Annaviva organizza un presidio in via Dante, a partire dalle 17,30.
Domani, invece, 17 gennaio, sempre a Milano appuntamento all'Ostello Bello, via Medici 4, h. 20: Annaviva presenterà il libro "Una preghiera punk per la libertà" che raccoglie lettere, poesie, testimonianze sul farsesco processo alle Pussy Riot, e illustrerà le paradossali condizioni in cui versa il sistema giudiziario russo.


martedì 15 gennaio 2013

#stopfakebook #freefacebook

#stopfakebook #freefacebook! 
2 nuovi hashtag per dire: vogliamo un facebook libero, con regole serie, che escludano cyberbullismo e razzismo. Chiediamo a Facebook di CONTROLLARE i contenuti che vengono segnalati, mettendo al bando razzismo e crudeltà, anziché limitarsi a censurare in base al numero. Da tempo molti protestano, ma raggiungere l'amministrazione di fb è praticamente impossibile per gli utenti:  raggiungiamola dunque con gli hashtag: prima o poi i nostri messaggi arriveranno a destinazione.


venerdì 11 gennaio 2013

Se la piattaforma blocca le donne: cosa fare con facebook?

In pochi hanno notato che esattamente un mese fa facebook ha cambiato unilateralmente (come fanno le banche) le condizioni dei propri accordi con gli utenti: cioè con oltre 1 miliardo di persone che si sono iscritte in base a regole ben diverse. Solo 2 cose in particolare, citiamo qui:
1. è sparita la regola madre che ha sempre campeggiato sulla piattaforma, e che recitava: "Fb è gratuito e lo sarà sempre". Sostituita da (punto 9.14): "Non garantiamo che la Piattaforma resterà gratuita per sempre".
2. è sparita l'avvertenza che fb non avrebbe accettato contenuti violenti, razzisti o sessisti. Le parole "razzismo" e "sessismo" volatilizzate, la norma sostituita dal generico impegno degli utenti a "non pubblicare contenuti minatori, pronografici, con incitazioni all'odio o alla violenza, con immagini di nudo o di violenza forte e gratuita".
Congratulazioni. E citiamo anche che le amministratrici di una pagina femminile molto educata (e già varie volte attaccata dal cyberstalking), impegnata per i diritti, sono state azzerate per aver condiviso un'immagine dalla nostra pagina, questa:


La foto originale (sulla nostra pagina) ha resistito di più, forse perché condivisa da quasi 350 volte: ma èstata anch'essa bombardata da segnalazioni contemporanea, fino ad essere censurata. Ma com'è che restano invece intatti i contenuti di tutte le pagine pericolose che inneggiano apertamente al degrado, alla violenza, al sessislmo e al razzismo? Fb si giustificata in quanto il controllo dei contenuti è affidato alle segnalazioni degli utenti: se segnalano in tanti si cancella, altrimenti no. Peccato che questo incoraggi lo stalking professionale, eseguito da gruppi di profili falsi messi in piedi appositamente a questo scopo. Ecco perché è stata chiusa perfino la civilissima pagina "The uprising of women in the arab world" delle donne arabe, in base alla segnalazione di massa di un'immagine in cui una donna araba reclama il diritto di scelta sul velo, e di voler sentire il vento fra i capelli.

Dunque che fare? ci hanno detto chiaro e tondo che a breve facebook si pagherà; gli utenti non sono protetti da contenuti violenti, da razzsimo e sessismo; in molti paesi ci sono stati già segnali inquietanti su possibili censure in accordo con le polizie. 
Forse sarebbe ora di mettere a punto una nuova piattaforma, che rispetti davvero una sana politica della community e aiuti davvero a connettersi per la libertà e i diritti: UN FREEBOOK.

sabato 5 gennaio 2013

Liste elettorali: dalle associazioni femministe proposte di nomi ai partiti che hanno promosso le primarie

L'AFFI (Associazione federativa femminista internazionale), non si limita a fare un appello generico ai partiti, perché sia messo in atto il diritto delle donne alla politica: ma, insieme all'associazione Power & Gender, presenta anche una serie precisa di nomi femminili, segnalati da associazioni, che gradirebbe veder entrare nelle liste elettorali. Ecco il testo della lettera con i primi 10 nomi selezionati, inoltre segue l'elenco completo delle donne segnalate in questa consultazione a tempi stretti fra le associazioni femministe.

alla cortese attenzione di:
Pierluigi Bersani, Segretario Partito Democratico
Maurizio Migliavacca, Responsabile Organizzazione PD
Roberta Agostini, Responsabile Conferenza donne PD

Riccardo Nencini, Segretario Partito Socialista Italiano
Rita Cinti Luciani, Dipartimento Pari Opportunità PSI

Nichi Vendola, Presidente di Sinistra Ecologia Libertà
Francesco Ferrara, Responsabile Organizzazione S.E.L.
Maria Luisa Boccia, Presidente assemblea Nazionale 

Ai partiti dello schieramento del centrosinistra e a coloro che hanno promosso le primarie proponiamo di compiere una scelta politica ambiziosa, capace di ampliare l’orizzonte e misurarsi con realtà oltre i partiti.
Come “Laboratorio 50&50” dell’AFFI  e come Associazione “Power and Gender“ abbiamo promosso, a fine dicembre, visti i ristretti limiti di tempo, una consultazione tra le associazioni federate all’AFFI, e/o che fanno riferimento alla Casa Internazionale delle donne: abbiamo chiesto alle associazioni di indicarci, nonostante i brevi tempi, 10 nomi di donne da candidare.
Donne autorevoli, competenti, riconosciute per il loro impegno, in grado di arricchire con uno sguardo di genere  la responsabilità  parlamentare.
Abbiamo ricevuto oltre settanta nomi di donne diverse, indicate dalle varie associazioni.  
Sappiamo che nei prossimi giorni verrà conclusa dai vostri partiti la composizione definitiva delle liste.
Noi vi trasmettiamo l’elenco delle 10 donne che hanno ricevuto il maggior gradimento e  numero di segnalazioni: nomi  diversi, noti e cari a chi ha a cuore le politiche paritarie e l’impegno costante per affermare una democrazia inclusiva e partecipata.  
Riteniamo che la ricchezza e la qualità della proposta, possa essere a buon titolo, presa in seria considerazione dai vostri partiti. Queste le nostre dieci proposte (in ordine secondo le preferenze ricevute):
Daniela Carlà; Monica Cirinnà; Francesca Brezzi; Elisabetta Strickland; Carolina Girasole; Lorella Zanardo; Maria Carmela Lanzetta; Luisa Laurelli; Agnese Vìcanevari; Bianca Pomeranzi.
Restiamo a vostra disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
Per AFFI: Edda Billi     Per Power and Gender: Irene Giacobbe

Questo l'elenco completo delle donne segnalate dalle associazioni (qui in ordine alfabetico): Valeria Ajovalasit, Vanda Altarelli, Rita Antonelli, Ritanna Armeni, Gemma Azuni, Imma Battaglia, Magda Bianco, Edda Billi, Alessandra Bocchetti, Daniela Brancati,  Francesca Brezzi,  Marisa Caleffi, Agnese Canevari, Daniela Carlà, Roberta Carlini, Alida Castelli, Anna Maria Ciuffa, Monica Cirinnà, Simona Clivi Zucchet, Daniela Colombo, Cristina Comencini, Paola Concia, Gigliola Corduas, Simonetta Crisci, Marta Dassù, Silvia Del Vecchio, Patrizia De Rose, Paola Diana, Serena Dinelli, Ada Donno, Costanza Fanelli, Marisa Ferrari, Filomena Fotia, Milena Gabanelli, Oria Gargano, Maria Grazia Gerina, Irene Giacobbe, Nella Ginatempo, Carolina Girasole, Donata Gottardi, Sabina Guzzanti, Josefa Idem, Emanuela Irace, Maddalena Lambertucci,  Maria C. Lanzetta, Luisa Laurelli, Margaret Lotin, Francesca Koch, Manuela Kusterman, Alessandra Mancuso, Patrizia Mari, Paola Masi, Pina Maturani, Lea Melandri, Cristina Molinari, Alessia Montori, Laura Moschini, Luisa Muraro, Mariella Nocenzi, Rosanna Oliva, Maria Grazia Perna, Marina Piazza, Nicoletta Pirotta, Bianca Pomeranzi, Luisa Pugliana, Laura Puppato, Roberta Roberti, Serena Romano, Linda L Sabbadini, Simonetta Salacone, Rossella Santi, Simonetta Sotgiu, Angela Spencer Teone, Noemi Tricani, Elisabetta Strickland, Patrizia Sentinelli, Sarah Varello, Lorella Zanardo.

Naturalmente non si tratta di una consultazione in cui tutte si riconoscano, o in cui tutte siano state coinvolte; da parte nostra riteniamo doveroso darne informazione e aiutare a divulgarla, come tutte le iniziative che tendono a valorizzare il contributo delle donne.
Scrivono le promotrici della consultazione:

Care tutte,
abbiamo completato, come annunciato, la raccolta delle proposte di candidature che abbiamo sollecitato - come Laboratorio 50&50 dell'AFFI e come Associazione Power and Gender. Visti i tempi ristrettissimi a disposizione osserviamo il buon  risultato  e il valore di una risposta partecipata e consapevole  di tante tra  noi. Si tratta come comprensibile di un primo inizio, la costruzione di un "book" di candidature, scaturito dalle segnalazioni delle NOSTRE associazioni, legate al valore, alla competenza e all'autorevolezza che CI riconosciamo e che riconosciamo ad altre donne, da presentare NOI ai partiti, almeno a  quelli  tra di loro in grado di accettare e comprendere la qualità del contributo e della partecipazione democratica.
Vi inviamo i risultati delle segnalazioni  ricevute – oltre 70 complessivamente.
Tra le 10 più segnalate - oltre ad  amministratrici eccellenti già all’interno dei partiti del centro sinistra-  altre, note e amate, che hanno il grande merito di aver svolto in questi anni un ruolo altamente positivo all’interno dell’associazionismo delle donne e messo in rilievo loro competenze e professionalità.  
La lettera con i loro nomi è stata trasmessa ai segretari dei 3 partiti del centro sinistra  che hanno - con le primarie -  aperto  alla selezione partecipata del personale politico e alle proposte e contributi   del tessuto sociale. Aspettiamo una risposta, pronte a riprendere l’iniziativa in vista dei prossimi appuntamenti elettorali locali.
Un caro e cordiale saluto a tutte